Damaged files

Patrizia Mori

Seguire i propri passi a ritroso non porta mai a ritrovare la stessa orma, che sia impronta lasciata sul terreno o nel ricordo. Nuove visioni si proiettano al nostro sguardo, che si rapportano alla memoria e a ciò che il tempo fa mutare. Possono essere files danneggiati, ritrovati e rielaborati per smontare il processo di costruzione e registrazione e analizzarlo nel suo divenire e nel suo possibile degradarsi. Le immagini si fondono con quelle che appaiono come interferenze; righe si alternano a volti, a piccole strisce di cielo, a immagini ripetute di paesaggi o corpi. Il senso dell’astratto e dell’evanescente, tramite le distorsioni, si unisce alla raffigurazione, come in una memoria che si sovrappone.  Pezzetti di tempo salvati per guardare con occhio diverso alle cose, alla loro durata e trasformazione, al loro essere sequenze di una narrazione fatta di elementi eternamente lasciati e ritrovati, ma mai uguali a sé stessi. Perché cosa c’è oltre è tutto da scoprire.

Bio
Sono nata a Siena nel 1955. Ho sempre frequentato l’arte da spettatrice e sperimentata da amatore, iniziando con la pittura, il teatro e poi, dal 2006, la fotografia. Alla fotografia sono arrivata tardi, dopo i cinquant’anni, frequentando vari corsi e workshop. Nella mia ricerca evito gli artifici di un estetismo fine a sé stesso e cerco soprattutto la storia, il racconto che nasce quasi sempre prima degli scatti, e trova forma nelle cose che si fanno indagare.

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