Underwater, la città

Patrizia Galia

In bilico fra il cielo e la terra, fra la realtà e il sogno, i confini sfumano fino a confondere ogni certezza. In una dimensione inconsueta è facile smarrirsi fino a perdere riferimenti, identità, storia. L’isolamento ci ha costretti a rivedere i nostri confini, misurare con nuovi criteri le certezze che avevamo consolidato. Ci scopriamo capaci di nuove relazioni, di altre intimità, di sguardi che osano. Ciò che prima era fuori di noi, adesso non lo è più. Mi conforta l’intimo sollievo di una giornata di pioggia, come se tutto intorno a me si raccogliesse in posizione fetale, ad assorbire la vita. Una dimensione privata, delicatamente silenziosa, permeata di ombre profonde e riflessi scintillanti. Respiri fuggenti di drammatici temporali e schiarite cristalline, respiri profondi, ancestrali, infiniti. Acqua che ripara ferite nascoste, che leviga le croste, acqua che rigenera, che lava le memorie. Inconsueta e provvidenziale, mi restituisce attimi di pace, filtra e confonde.

Bio
Sono siciliana, del ’67. Dopo studi classici mi sono dedicata alla fotografia amatoriale. Dare concretezza visiva alla mia immaginazione e alle mie percezioni non è stato un desiderio, piuttosto una necessità. Ho cominciato a guardarmi dentro attraverso una lente, e ho trovato i frammenti con cui il mio essere, la mia vita, la mia cultura, era stata costruita: ho trovato la mia terra e la mia gente, ogni luogo che ho visitato, tutti i libri che ho letto. Tessere fragili, le une intrecciate alle altre in un sottile ricamo, che si sono rivelate parte di me e la cui fisicità, a volte cruda e amara, si è svelata in bellezza ed emozione. Guardarsi attraverso i propri scatti è un percorso difficile, a volte gioioso, più spesso pieno di meste riflessioni: un sentiero impervio di cui non scorgo mai l’epilogo. E’ vedere dove altri non possono vedere.

Start typing and press Enter to search