La lunga strada di sabbia: Paolo di Paolo fotografo con Pasolini narratore

A cura di Davide Tatti

L’archivio fotografico prodotto da Paolo di Paolo, che lavorò per i giornali nel periodo che parte dalla nascita della televisione italiana nel 1954, fino ai sommovimenti del 1968, rappresenta uno spaccato lucido e colto della società di quel periodo. L’archivio è stato riscoperto nel 2016 durante la XXIV edizione di MoliseCinema a Casacalenda con una mostra persole1, successivamente e in modo sistematico è stato messo in mostra al museo dal MAXXI di Roma2 nel 2019, con la cura della figlia del fotografo Silvia di Paolo e di Giovanna Calvenzi. Ora l’iniziativa viene ripresa dalla fondazione Sozzani di Milano, con una mostra visibile fino al 29 agosto3. Per questa occasione è stata selezionata una parte dell’archivio suddivisa in due percorsi: “Milano: fotografie 1956- 1962” dove vengono raccolte immagini sulla vita sociale di quegli anni, con alcuni “focus” su personalità di particolare rilievo nell’arte, nella cultura e nel cinema. L’altro percorso della mostra è interamente dedicato al reportage “La lunga strada di sabbia”, pubblicato dalla rivista Successo nell’estate del 1959 in tre parti, i testi vennero scritti da Pier Paolo Pasolini, che sono stati riediti in modo integrale solo nel 2014 dall’editore Contrasto4, successivamente dall’editore Guanda5.

Nato in Molise nel 1925, Paolo di Paolo studiò filosofia all’università di Roma. Il suo primo approccio all’editoria nel 1952 è di tipo redazionale, ma il perno della sua attività è la collaborazione come fotografo con la rivista Il Mondo dal 1954 al 1966, diretta da Mario Pannunzio. Di Paolo si approccia alla fotografia di reportage in modo intellettuale, dando priorità al tema, al contesto, al carattere del soggetto, piuttosto che al risultato tecnico ed estetico, come lui dichiara durante una conversazione tenutasi al MAXXI di Roma6. La sua principale scuola è stata il confronto con il direttore de Il Mondo. La fotografia scelta da Pannunzio doveva avere come requisiti l’essenzialità della composizione, la chiarezza della narrazione, la relazione tra persone e il loro ambiente. L’estetica del bello viene in secondo piano, rispetto al tema e alla sua intellegibilità. Spesso le fotografie pubblicate nella rivista non erano prodotte da professionisti ma da fotografi amatoriali, perché il direttore escludeva foto perfette tecnicamente ma scarse di contenuti. Pannunzio, col l’orientamento editoriale che gli era proprio, fece confluire nella sua rivista il pensiero filosofico di Benedetto Croce con il liberalismo politico, in dialogo con gli opposti orientamenti cattolici e marxisti. La rivista non partecipava direttamente alla lotta politica del periodo, ma proponeva confronti di profilo teorico, anche quando Pannunzio fondò il partito radicale nel 1955. La diffusione della rivista fu comunque limitata e riservata ad un’élite di lettori, venivano stampate circa 17000 copie per numero. Il sostentamento principale Di Paolo lo aveva invece dalla rivista Il Tempo, diretta da Arturo Tofanelli, che ebbe modo di adoperarlo come fotogiornalista, per realizzare dei reportage, inchieste e servizi sul cinema. Il valore autoriale del fotografo venne messo in crisi, durante metà degli anni Sessanta, dalla cronaca e dalla ricerca di notizie ad uso immediato, così la rivista Il Mondo chiude nel 1966, Il Tempo cambia orientamento editoriale, per conseguenza Di Paolo nel 1968 lascia la professione di fotografo per tonare agli studi e progetti editoriali di lunga durata. Nato in Molise nel 1925, Paolo di Paolo studiò filosofia all’università di Roma. Il suo primo approccio all’editoria nel 1952 è di tipo redazionale, ma il perno della sua attività è la collaborazione come fotografo con la rivista Il Mondo dal 1954 al 1966, diretta da Mario Pannunzio. Di Paolo si approccia alla fotografia di reportage in modo intellettuale, dando priorità al tema, al contesto, al carattere del soggetto, piuttosto che al risultato tecnico ed estetico, come lui dichiara durante una conversazione tenutasi al MAXXI di Roma6. La sua principale scuola è stata il confronto con il direttore de Il Mondo. La fotografia scelta da Pannunzio doveva avere come requisiti l’essenzialità della composizione, la chiarezza della narrazione, la relazione tra persone e il loro ambiente. L’estetica del bello viene in secondo piano, rispetto al tema e alla sua intellegibilità. Spesso le fotografie pubblicate nella rivista non erano prodotte da professionisti ma da fotografi amatoriali, perché il direttore escludeva foto perfette tecnicamente ma scarse di contenuti. Pannunzio, col l’orientamento editoriale che gli era proprio, fece confluire nella sua rivista il pensiero filosofico di Benedetto Croce con il liberalismo politico, in dialogo con gli opposti orientamenti cattolici e marxisti. La rivista non partecipava direttamente alla lotta politica del periodo, ma proponeva confronti di profilo teorico, anche quando Pannunzio fondò il partito radicale nel 1955. La diffusione della rivista fu comunque limitata e riservata ad un’élite di lettori, venivano stampate circa 17000 copie per numero. Il sostentamento principale Di Paolo lo aveva invece dalla rivista Il Tempo, diretta da Arturo Tofanelli, che ebbe modo di adoperarlo come fotogiornalista, per realizzare dei reportage, inchieste e servizi sul cinema. Il valore autoriale del fotografo venne messo in crisi, durante metà degli anni Sessanta, dalla cronaca e dalla ricerca di notizie ad uso immediato, così la rivista Il Mondo chiude nel 1966, Il Tempo cambia orientamento editoriale, per conseguenza Di Paolo nel 1968 lascia la professione di fotografo per tonare agli studi e progetti editoriali di lunga durata. 

 

Il reportage “La lunga strada di sabbia”, realizzato da Paolo Di Paolo, raccoglie immagini e impressioni della vita sociale nei luoghi di vacanza e nelle città di mare italiane. Viene pubblicato in tre numeri della rivista Successo nell’estate del 1959, con i testi di Pasolini. Il viaggio lungo le coste italiane viene percorso da Di Paolo e Pasolini insieme dalla Liguria fino a Ostia, poi proseguono autonomamente il resto del tragitto. Di Paolo che consolidò i rapporti di stima con Pasolini, tornerà a lavorare con lui nelle riprese dei film Mamma Roma e Il Vangelo secondo Matteo, ma anche in ambito familiare lo ritrae con la madre e al Monte dei Cocci. Come è stato scritto dalla curatrice Giovanna Calvenzi, Paolo di Paolo possiede la naturale abilità di leggere l’insieme delle situazioni che inquadra e di collocare le persone nel rispetto dello spazio, in una sorta di circolarità di visione, che obbliga il lettore a leggere le sue fotografie partendo dal soggetto per scoprire poi, attorno, tutti gli elementi che lo rendono centrale e protagonista”7. Questo modus operandi – applicato ad una fotografia che contiene i ritratti di un’intera società multiforme – si trova nel reportage “la lunga strada di sabbia”.

Durante il suo viaggio nelle coste italiane Di Paolo adopera però in sintesi due punti di vista opposti, delimitati dallo spartiacque tra il nord e il sud italiano. In corrispondenza di un’immaginaria linea che va dalle Isole Tremiti al Lido di Ostia, si individuano questi due visioni: al di sopra prevale nelle fotografie lo sguardo verso le figure femminili centrali, che sono l’oggetto di desiderio. Al di sotto di questa linea, verso il sud d’Italia, il punto di vista si apre al più ampio spettro delle relazioni umane, che si sviluppano in contesti realmente abitati, non solo luoghi di vacanza, dove le componenti femminili e maschili sono declinate nelle varie età, negli ambiti familiari, sociali e del lavoro. È un’analisi del complesso tessuto sociale quest’ultima che accomuna lo sguardo fotografico di Di Paolo alla scrittura di Pasolini, il quale anche lui rivolgendosi al sud d’Italia moltiplica più facilmente i punti di osservazione su donne e uomini, per restituire la multiformità delle pulsioni e dei desideri.

Nel testo di Pasolini, che accompagna il reportage fotografico, la vacanza estiva è descritta come «il fiume variopinto della vita congestionata dalla voglia di essere, nel senso più immediato: non importa come, ma essere qui, in queste splendide spiagge, ognuno al massimo delle sue possibilità, a godersi l’ideale dell’estate, a impegnarsi con tutte le forze per essere felici, e quindi esserlo realmente, a guardare, a mostrarsi in una sagra d’amore». In questo scritto di Pasolini «il tono è quello della confidenza diaristica, non certo dell’articolo di giornale» come afferma Marco Belpoliti nella sua recensione del testo integrale8. Malgrado la forma diaristica Pasolini tiene però conto del suo lettore presentandogli suggestioni positive: «Vorrei scrivere, se ne fossi capace, solo per quel lettore che non si è mai mosso dal suo paese, dalla sua cittadina se non per brevi viaggi nella sua provincia, e sogna Capri, sogna Ischia, come li ho sognati io, ragazzo». Si tratta di una visione gioiosa ed epidermica che mostra un altro lato della personalità di Pasolini, segnata negli anni Cinquanta con il trasferimento a Roma, da difficoltà finanziarie e vari processi per oscenità che incriminavano i suoi romanzi. Come scrive Luciano Serra: «frequentando le periferie romane, Pasolini conobbe una realtà nuova fatta di vitalità e brutalità, di selvaggia primitività: il sottoproletariato che esprimerà in Ragazzi di vita e poi Una vita violenta»9. Anche nella Lunga strada di sabbia vengono rappresentati gli ambienti segnati dalla povertà, ma in una cornice di continuo stupore per la natura e per il paesaggio: “Lo Ionio non è un mare nostro: spaventa. Appena partito da Reggio – città estremamente drammatica e originale, di un’angosciosa povertà, dove sui camion che passano per le lunghe vie parallele al mare si vedono scritte come «Dio aiutaci!» – mi stupiva la dolcezza, la mitezza, il nitore dei paesi, della costa”.

13 giugno 2021

Note:

1   Un mondo di cinema. Mostra fotografica di Paolo Di Paolo. In molisecinema.it agosto 2016.

Paolo Di Paolo e il Novecento irrompono a MoliseCinema, 3 agosto 2016. Video del canale MoliseCinema in Youtube.

2   Paolo Di Paolo. Mondo perduto, mostra a cura di Giovanna Calvenzi. Spazio Extra MAXXI, dicembre 2018.

3   Paolo Di Paolo. La lunga strada di sabbia: mostra presso la Fondazione Sozzani. Milano, dal 5 maggio al 29 agosto 2021.

4   Pier Paolo Pasolini. La lunga strada di sabbia. Fotografie di Philippe Séclier. Edizioni Contrasto, 2014.

5   Pier Paolo Pasolini. La lunga strada di sabbia. Guanda Editore, 2017.

6   Conversazioni d’autore: Paolo Di Paolo. Museo MAXXI, Roma, 24 maggio 2019. Video nel canale Youtube dell’istituzione.

7   Paolo Di Paolo. Mondo perduto. Fotografie 1954 – 1968, a cura di Giovanna Calvenzi. Marsilio Editori, Venezia, 2018.

8   Pasolini, La lunga strada. Marco Belpoliti. Doppiozero, 3 gennaio 2017.

9   Luciano Serra. Le patrie di Pasolini. In: I luoghi di Pasolini, Silvana Editoriale, 2010. 

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